sabato 12 gennaio 2013

A PROPOSITO DI FONDI DALLE ACQUE MINERALI

La notizia dei 100 mila euro derivanti dalle concessioni di acque minerali da destinare ai Comuni Comuni di Gualdo Tadino, Nocera Umbra, Città di Castello, Acquasparta, Cerreto di Spoleto e Parrano in cui ricadono le stesse elogiata su tutti i quotidiani potrebbe apparire rassicurate per molti lettori o molte “coscienze” ma non per il Comitato pro Acqua Gualdo. Riteniamo che un intervento sul sito Rocchetta sia necessario ma siano sbagliati i modi e i tempi perché le risorse in questione dovrebbe essere destinate a beneficio di tutto il territorio come la legge 22/2008 a cui i fondi fanno riferimento consente. Al comma 5 dell'art 29 della stessa legge si legge che a decorrere dall'esercizio 2010 il venti per cento dei diritti di cui ai commi 1 e 2 e' destinato alla salvaguardia e alla tutela delle risorse idriche, nonche' alla valorizzazione e all'eventuale riqualificazione ambientale dei territori interessati dalla coltivazione dell'acqua. Ci sarebbe il problema dell'accesso all'acqua pubblica ancora irrisolto per gli abitanti della frazione Cerasa e i problemi di fiumi e torrenti del territorio lasciati in un assurdo abbandono che tutti insieme nel complesso vanno a costituire quell'immenso patrimonio di Gualdo, definito come ecosistema idrico, a cui contribuiva un tempo anche il Torrente Feo ormai scomparso. I fondi non potevano essere impiegati anche per riqualificare questi ambienti Feo incluso? E le emergenze idriche a cui non si è sottratto nemmeno il nostro territorio non potrebbero essere fronteggiate anche con queste risorse? E rendere fruibili tutte le sorgenti e le fontane del territorio per il prelievo libero di acqua da parte dei cittadini non poteva essere un'altra buona ed originale idea di valorizzazione del territorio? L'area va recuperata, noi lo denunciamo da tempo e ci battiamo per questo arrivando perfino a contattare il Servizio Idrogeologico della Regione Umbria in prima persona a Giugno 2012. Ma sulla pericolosità della zona doveva essere realizzata, su precisazione del Servizio stesso in risposta alla nostra richiesta di informazioni sulla chiusura del sito, una carta di zonazione della pericolosità residua che metta in evidenza le aree con diverso grado di esposizione al pericolo di crollo e caduta massi. Inoltre aggiunge lo stesso Servizio che gli interventi da fare su siti di particolare interesse ambientale e culturale come quello rappresentato dal sito Rocchetta dovrebbero essere non solo di tipo risolutivo ma anche gestionale tale da non impedire la fruibilità del luogo. I fondi destinati pari a 16300 euri, come si può leggere dal sito della Regione Umbria, come si intende spenderli esattamente visto che la “Riqualificazione ambientale e la messa in sicurezza dell'area in cui sono presenti pozzi per l'emungimento di acque destinate al consumo umano” a cui si fa riferimento ci dice tutto e niente? Quali sono i pozzi di cui si parla? Una cifra così esigua può bastare a mettere tutto in sicurezza visto che proprio la mancanza di fondi ha causato la chiusura del sito in attesa di interventi risolutivi da parte della Regione? E la nota azienda quando intende restituire al territorio quanto di ingente ha sottratto in tantissimi anni? Non potrebbe predisporre una cifra molto più consistente e recuperare il sito Rocchetta e lo scomparso torrente Feo visto che ci sono i suoi pozzi da cui trae i suoi enormi introiti economici in questa area? Non era obbligo dell'amministrazione pretendere un tale intervento da parte dell'azienda in cambio della nostra ospitalità come accade in altri Comuni dove le aziende imbottigliatrici ristrutturano addirittura le strade? Ecco come cittadini vorremo conoscere esattamente i piani dell'amministrazione ma soprattutto lo pretendiamo come Comitato promotore, da sempre, del recupero della Rocchetta. C'è da precisare infatti, che questo contributo è stato approvato per la richiesta fatta dal Comune come si può leggere dal sito ufficiale della Regione Umbria in cui si precisa che “sono stati ripartiti 100mila euro sulla base delle domande e degli studi di fattibilità presentati dai Comuni”. Il Comune di Gualdo Tadino per l'intervento di Riqualificazione ambientale e la messa in sicurezza dell'area in cui sono presenti pozzi per l'emungimento di acque destinate al consumo umano ha chiesto un contributo di 20000 euro di cui è stato concesso 16300 euro. Ma il Comitato vuole anche sottolineare che, da sempre, rivendica la restituzione delle risorse economiche alla cittadinanza provenienti dallo sfruttamento dell'acqua e che non è affare solo di questi giorni. Tra l'altro, altre vicende recenti legate alla ricostituzione della Comunanza Agraria “Appennino Gualdese”, soppressa nel '76, hanno confermato come alla cittadinanza sono stati ingiustamente sottratti almeno 113.098.140 euro da corrispondere alla Comunanza stessa se fosse stata mantenuta al suo legittimo posto di gestione degli usi civici. Come può una cifra di 16300 euro, rispetto a quanto sottratto in questi anni, sollevare tanto clamore e soddisfazione anche ribadendo che si può fare di più? Il Comitato pro Acqua Gualdo lo dice da anni che si deve fare di più, perché le risorse economiche provenienti dallo sfruttamento della nostra acqua ci sono, soltanto che non arrivano mai alla cittadinanza. Pensiamo solo come, in questi momenti di crisi economica, queste risorse avrebbero potuto sollevare una situazione difficile ed impedire la solita pressione fiscale sui cittadini. Non ci accontenteremo, come al solito, di queste piccole e ridicole soluzioni ma approfondiremo tutto ciò che può portare a restituire a Gualdo i suoi luoghi più belli e le sue preziose risorse naturali e rivendicheremo la restituzione di somme molto più ingenti per salvaguardare il territorio depredato di Gualdo Tadino. Faremo insomma, il nostro solito lavoro, concreto e schietto, di vigilanza e difesa, tutto il resto sono per il Comitato solo chiacchiere e inaccettabili “contentini”.

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